IL LIETO FINE
Sono io, quel
vagabondo,
leggo i solchi dentro
l’anima.
Vi descrivo dal
profondo
il mio quotidiano inferno.
A volte non mi
riconosco,
pellegrino ai margini
del cosmo.
La mia casa è la
città,
non esisto per
l’umanità.
Sono io, quel vagabondo,
abitante senza dimora,
cittadino di un mondo,
il cui spazio mi divora.
La mia immagine
riflessa
in quella squallida
toilette,
è lo specchio di un
tempo
che oramai più non
c’è.
Vivo all’aperto il mio
tormento,
che sia pioggia, sole
o vento.
La mia esistenza è
incolore,
ma sorrido alla mia
dimensione.
Perché io, quel
vagabondo,
dalla storia sempre
uguale,
sopravvivo per un
sogno,
una speranza da
realizzare :
cuori nobili che
ascoltino
la mia trama
malinconica;
a loro cederò la penna,
in cambio di un lieto
fine.
D.Mignogna
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